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Riflessioni di un americano di origini italiane in occasione del 150° anniversario della Repubblica del presidente della NIAF Joseph V. Del Raso

PER IL RILASCIO IMMEDIATO

Contatto: Elissa Ruffino (NIAF) 202/939-3106 o elissa@niaf.org


La mattina del 17 marzo 2011, un gruppo di patrioti americani ha iniziato la giornata non celebrando la festa di San Patrizio, festa che molti dicono sia più vigorosa a New York che a Dublino, ma sul Gianicolo che domina la Città Eterna. Una piccola delegazione del consiglio di amministrazione della National Italian American Foundation” Vincent Viola, insieme ai suoi figli John e Michael, Robert Carlucci, Gabriel Battista, Arthur Furia, ed io abbiamo fatto il pellegrinaggio dall’America per celebrare l’inizio della celebrazione annuale della nascita della Repubblica Italiana. A noi si sono uniti i nostri consiglieri italiani Paolo Catalfamo e Francesco Nicotra, che insieme a On. Amato Berardi ha organizzato una giornata di grande onore e orgoglio per la nostra patria ancestrale.

Ci si potrebbe chiedere perché siamo stati così entusiasti di partecipare a questa “festa italiana”. La risposta è semplice: siamo molto orgogliosi della nostra eredità italiana e riconosciamo l’importanza delle tradizioni italiane che i nostri antenati, la prima generazione di immigrati, ci hanno lasciato in eredità. La giornata è stata un vortice di eventi celebrativi dopo l’altro. È iniziato con la nostra presentazione al Presidente Napolitano di una replica del primo “Tricolore” volato a New York alla sessione parlamentare ed è culminato con Muti che ha diretto Nabucco. Come ha osservato uno della nostra delegazione, “I nostri nonni non sarebbero orgogliosi?” Ovviamente!

La nostalgia è rispettosa del passato, ma ci aiuta a plasmare il futuro. Per gli italoamericani – e per tutti gli americani – credo che nel rapporto tra l’Italia e l’America nel 21° secolo ci sia molto di più che un grande affetto per la nostra patria ancestrale. Si tratta di un’alleanza di due paesi con valori e tradizioni comuni che hanno plasmato la nostra filosofia su governo, istruzione, cultura e innovazione. La repubblica americana è stata fondata sulle filosofie lungimiranti dell ‘”Età dell’Illuminismo”, inclusi gli scritti dei filosofi italiani Beccaria, Mazzei e Filangieri. Questi grandi pensatori hanno contribuito a plasmare la visione dei nostri padri fondatori e la nascita di una delle più grandi repubbliche che il mondo abbia mai conosciuto.

Al momento della nascita dell’America, l’Italia era ancora divisa in stati regionali piuttosto che in un governo nazionale unificato. Tuttavia, meno di 100 anni dopo la nostra indipendenza, l’Italia ha celebrato la propria unificazione. Uno dei leader di questo movimento, Garibaldi, era un rispettato capo militare ben noto negli Stati Uniti (infatti, Garibaldi visse a New York per un periodo tra le sue campagne per l’indipendenza e l’unificazione italiana). Abraham Lincoln si consultò con lui e gli offrì una posizione come maggiore generale, e si dice che abbia persino considerato di nominarlo al comando dell’esercito dell’Unione quando la guerra civile non stava andando bene per il Nord. I valori comuni e condivisi della nuova repubblica italiana e degli Stati Uniti del XIX secolo si sono trasformati in una grande e duratura amicizia. L’interruzione di questa alleanza durante la seconda guerra mondiale non ha indebolito questa partnership. In effetti, l’alleanza nell’era del secondo dopoguerra, a partire dall’adesione di Italia e Stati Uniti come membri fondatori della NATO e continuando fino all’impegno condiviso di oggi per combattere il terrorismo globale e garantire la sicurezza economica, ha prosperato. Nessuno mette in dubbio il sostegno dell’Italia ai nostri interessi strategici, e il duraturo sostegno dell’America alla sicurezza dell’Italia. Anche nel mondo degli affari e della cultura i legami tra Italia e Stati Uniti sono forti e continuano a crescere.

Mentre guardiamo alle relazioni continue dei nostri rispettivi paesi durante questo secolo, dobbiamo riconoscere le nostre opportunità e sfide comuni. Il genio creativo dell’Italia nella ricerca, nel design e nell’innovazione è un connubio naturale con l’approccio imprenditoriale e pragmatico americano allo sviluppo e alla commercializzazione dei prodotti. L’America abbraccia il design e la cultura italiana, e il nostro amore e rispetto per l’Italia trascende le arti culinarie e la couture. La ricerca collaborativa nelle scienze della vita, nel design e nell’ingegneria automobilistica, nell’energia e in molte altre iniziative del 21° secolo caratterizzerà la partnership americana e italiana. Questa partnership è fondamentale per mantenere il nostro vantaggio competitivo collettivo nel nuovo “mondo piatto”.

Infine, la nostalgia dei contributi degli immigrati italiani in America e la loro incommensurabile influenza sul nostro grande Paese è assolutamente compatibile con l’entusiasmo che gli americani di oggi di origine italiana portano al loro ruolo attuale e futuro nella leadership americana. I loro talenti sono modellati dal patrimonio etnico e dai valori che sono alla base di una forte identità con la loro patria ancestrale. Frank Sinatra, il più famoso cantante italoamericano del 20° secolo, ha registrato “The Best Is Yet to Come”, e il titolo di questa canzone è una descrizione appropriata del rapporto contemporaneo tra le nostre grandi repubbliche. Viva l’America e Viva l’Italia!